giovedì 15 marzo 2018

Galimberti, calzini sporchi, posaceneri pieni ed altro ancora...Dello stato della Scuola.

Si parte da qui: Galimberti. Orizzonte scuola


L'articolo di Galimberti non è male, sia chiaro, ma leggermente paraculo: dice cose spiacevoli a insegnanti e a genitori, ma, nel contempo, offre brodo di giuggiole a profusione agli uni e agli altri.
Si sente l'eco della condanna della famiglia amorale che devia il percorso educativo del fanciullo, ma nel contempo la si consola, indicando nella mancanza di fascino degli insegnanti il male oscuro della scuola. Agli insegnanti è offerto il lenimento aromatico della condanna di Galimberti per la quotidiana scocciatura dei genitori giudicanti che sono caldamente invitati ad uscire dall'ambito educativo, all'interno delle aule scolastiche, ovviamente, ma allo stesso tempo li si accusa di essere poveri di fascino e di carisma.
Ovvio che il genitore “medio” che legge sarà gratificato: anche il genitore rompiballe che va cotidie alla ricerca del pelo dell'uovo in ogni azione dell'insegnante difforme dal proprio sentire giammai si sente tale. L'articolo di Galimberti lo sosterrà nella sua convinzione che otto insegnanti su dieci sono coglioni.
L'insegnante poco carismatico (che, sia chiaro, difficilmente si considererà mai così e, se succedesse, è in pieno “Burn out”, datemi retta, e farà uso q.b. di ansiolitici e antidepressivi) sarà consolato dalle parole alate di Galimberti, rafforzando in lui la convinzione che il disastro educativo della scuola sia dovuto all'unica responsabilità della famiglia.
Accuso e mi autoaccuso (da umorista umorale qual sono): ritengo che gli insegnanti siano affascinanti come calzini sporchi o posacenere pieni.
Non per loro colpa, of course, ma per le tonnellate di discredito che la nostra classe politica in toto e Bipartisan ha riversato su di loro da un trentennio a questa parte, umiliandoli in ogni loro azione, riducendoli a burocrati e a punching ball (e gli ultimi episodi di aggressione fisica rendono la metafora meno metafora di quanto voglia essere) delle frustrazioni sociali del popolino. Scusate la banalità in chiusura: pensare oggi che si possa rendere carismatica la classe insegnante attraverso la respirazione a bocca a bocca della comunicazione è un'idiozia.
Oggi, per renderla tale, ma temo che sia improbabile che qualcuno provveda alla bisogna, andrebbe dotata di Ferrari e di denari sufficienti perché i maschietti possano pubblicare foto su Instagram con donnine procaci e bottiglie di champagne Magnum, mentre sguazzano in vasche Jacuzzi, e le femminucce pose da vamp con vestiti all'ultima moda e in località turistiche di lusso. Insomma, realisticamente, non c'è speranza per le docenti e i docenti (italiani).
Fare appello alla loro cultura, alla loro sensibilità, alla loro dedizione alle cause perse è del tutto inutile: cultura, sensibilità, gentilezza e garbo sono merci che il neoliberismo trionfante teme più della peste. Amen. Il carisma, al contrario, che sa di successo e di lotta belluina tra winners e losers, sì. Comunque, al di là delle considerazioni ciniche dello scrivente, Galimberti si merita un grazie: almeno ci ha provato! ;-) arz62

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