lunedì 18 settembre 2017

Lo "storytelling" col fez.

Si prende spunto da un episodio del passato, uno dei tanti. L'episodio è stato rispolverato da un politico del centrodestra.
Si nutrono seri dubbi che la vicenda sia andata come viene descritta. Vi sono anche delle incertezze sull'età della giovane. Innanzi tutto, ed è l'aspetto più grave, si appiccica alla vicenda una fotografia a forte impatto emotivo, quando esistono foto reperibili di lei, ma di certo meno suggestive.
Peccato, per i novelli adepti della controstoria contro tutti, che quella foto NON rappresenti la giovane fascista.
Ed ecco, attraverso questo mezzuccio persuasivo, montare l'indignazione della Rete con le proposte bislacche di annientare coloro che hanno ritenuto poco opportuna la celebrazione di un episodio così controverso.
La risposta di chi scopre che la foto non c'entra nulla con la giovane in questione è : “La foto è falsa, ma i fatti sono veri”.
Non è così, almeno in questo caso. Le zone d'ombra prevalgono. Sappiamo benissimo che la guerra tira fuori il peggio degli uomini e anche i Partigiani, e la vera Storia lo dice e senza reticenze, si sono macchiati di numerosi delitti. Sono le storie degli uomini, dei piccoli uomini che albergano equamente in ogni gruppo umano, non del movimento partigiano.
Sta di fatto che la nostra Repubblica è nata e si basa sull'antifascismo, alla faccia di chi ancora non si rassegna.

E chi si presenta con una foto fuori contesto e, com'è molto probabile, il busto di Mussolini in salotto, in questo caso, non ha voce in capitolo, perché lo “storytelling” piace molto a Renzi, ma anche a chi, pur di fomentare il malcontento e i mal di pancia, ricorre ai mezzi (spuntati, finché ci saranno gli anticorpi) della falsificazione e della manipolazione dei poveri polli.  

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