domenica 6 agosto 2017

Cattivissimi noi.

Fa caldo e rischio di scrivere scempiaggini. Perdonatemi, dunque, se sto prendendo lucciole per lanterne. Come al solito, non entro nel merito: ONG sì e ONG no per la questione relativa all'immigrazione dalla Libia non è quel di cui sto discutendo.
Sapete che sono umorale, in particolare per quanto concerne l'uso manipolatorio della lingua. Ecco in questi giorni  mi è scattato un moto di rabbia quando ho letto che verrà introdotto il “reato umanitario”. Spero di avere capito male.
Perché associare un termine negativo con uno positivo? Amore retorico per l'ossimoro?
Perché giustapporre il termine “reato” che puzza di delinquenza e illegalità con un termine che fino a non tanto tempo fa aveva a che fare con la filantropia, al disinteressato amore per il prossimo?
Temo che l'onomaturgo (ignoto, ma non ingenuo) abbia coniato l'espressione per far sì che il termine positivo diventi negativo ( men per più men, più o men ;-)).
L'”umano” deve diventare qualcosa di alieno da noi (alla faccia di Terenzio).
Insomma la denominazione della nuova ipotesi di reato sembra essere il risultato della stessa pasta madre che ha dato origine al termine “buonista” ( termine che fa parte dell'armamentario linguistico del fascioleghismo nostrano).
Un po' di anni fa, ma era il Pleistocene, essere “buoni” era una virtù, mentre ora, come ben sapete, è un pessimo difetto; state certi che a fronte di qualsiasi azione caritatevole che voi facciate e che abbia l'obiettivo di aiutare qualcuno, si leverà immancabilmente, Pavlov insegna, la voce di qualcuno che vi darà del “buonista”.
Il cattivismo, come ben sapete, sta vincendo alla grande prima con le parole (si è, ad esempio, ormai di fatto sdoganata l’apologia di reato del “bruciamoli tutti” , basta leggere le bacheche di Facebook piene di incitamenti agli omicidi, alle stragi e ai genocidi);  sono sempre più numerosi i segnali che  il IV Reich si sta avvicinando in punta di piedi e sulla punta delle lingue...
arz62

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