domenica 27 novembre 2016

La Boldrini, il Webetismo e il Fascioleghismo.

Come sapete, Laura Boldrini non piace a molti. E' stata oggetto di critica per il suo impegno per i Rifugiati , non è un mostro di simpatia ( durante un suo intervento alla TV, tempo fa mi è sembrato che un collaboratore le avesse consigliato a bassa voce di sorridere...evidentemente non le viene naturale!) ed è un bersaglio esplicito del fascioleghismo nostrano (il cui punto più basso è stata la tristissima sceneggiata della bambola gonfiabile di Salvini).
Su Facebook la Presidente della camera dei Deputati è inondata da messaggi non solo sessisti, ma da insulti a ruota libera e da minacce esplicite.
Intendiamoci: la Boldrini può essere criticata da chiunque e a nessuno si può negare la possibilità di non condividere le sue posizioni politiche e/o istituzionali.
Qui, però, si parla d'altro. I Webeti scrivono con nome e cognome, si macchiano di una serie di reati non da poco ( calunnia, oltraggio , apologia di reato et similia) che non hanno nulla a che fare con la libertà di opinione ( credo che in cuor loro pensino che sia una libertà illimitata e “absoluta”).
Il responsabile morale di questa deriva , sia chiaro, è un europarlamentare ( gonfiandosi il petto e protendendo la mascella, credo persino che se ne vanti), ma la responsabilità penale è individuale.
Bene ha fatto la Boldrini a pubblicare un sunto delle offese al suo indirizzo e, se volete farvi un'idea della tipologia delle persone che si dedicano a questi esercizi di rutto libero, non avete che da recarvi nei loro profili Facebook.
Molti sono stati cancellati, altri sono ancora attivi, purgati dai post incriminati.
Male farebbe la Boldrini a non denunciarli e a non chiedere risarcimenti milionari.
Temo che non lo farà, pur godendo della condizione di privilegio di non doversi preoccupare più di tanto delle spese legali.
La via legale, quella che punisce i signoli abusi, è, a mio modesto avviso, l'unico modo corretto per far rispettare le regole di convivenza su Internet (anche se ho la sgradevolissima sensazione che prima o poi si sceglierà una via normativa che restringerà la libertà di espressione su Internet, così come sta avvenendo nelle grandi autocrazie mondiali,v. Putin e Erdogan su tutti).
Le leggi ci sono, basterebbe solo applicarle ( anche se non “sufficit”, viste le caratteristiche dell'Italiano medio; ci vorrebbe più scuola e più cultura, ma, in merito, abbiamo calato le braghe da un bel trentennio).
Insomma, tanto per metterla sul piano generale e magari buttarla in caciara in vista del Referendum: è inutile ritoccare Costituzioni e Leggi, quando quest'ultime non vengono applicate o per l'estensione del fenomeno o per le difficoltà di controllo.
Le riforme di legge o costituzionali che nascono dalla mancata applicazione di leggi e della Costituzione vigenti costituiranno solo il classico tappetino che tenta di nascondere pietosamente la polvere: quella di uno Stato deboluccio e del peggiore dei popolacci che purtroppo non riesce, anche a fronte di una legislazione punitiva , a modificare e a vergognarsi dei propri pessimi costumi ( cito solo Leopardi...non sparate sul pianista! Rileggetevi in calce gli stralci de “Il discorso sopra lo stato presente dei costumi degl'Italiani”, e mi capirete meglio).
arz62


Il vincolo e il freno delle leggi e della forza pubblica, che sembra ora essere l’unico che rimanga alla società, è cosa da gran tempo riconosciuta per insufficientissima a ritenere dal male e molto più a stimolare al bene. Tutti sanno con Orazio, che le leggi senza i costumi non bastano, e da altra parte che i costumi dipendono e sono determinati e fondati principalmente e garantiti dalle opinioni” […] “Primieramente dell’opinione pubblica gl’italiani in generale, e parlando massimamente a proporzione degli altri popoli, non ne fanno alcun conto. Corrono e si ripetono tutto giorno cento proverbi in Italia che affermano che non s’ha da por mente a quello che il mondo dice o dirà di te, che s’ha da procedere a modo suo non curandosi del giudizio degli altri, e cose tali”. […] “Le classi superiori d’Italia sono le più ciniche di tutte le loro pari nelle altre nazioni. Il popolaccio italiano è il più cinico di tutti i popolacci. Quelli che credono superiore a tutte per cinismo la nazione francese, s’ingannano. Niuna vince né uguaglia in ciò l’italiana. Essa unisce la vivacità naturale (maggiore assai di quella de’ francesi) all’indifferenza acquisita verso ogni cosa e al poco riguardo verso gli altri cagionato dalla mancanza di società, che non li fa curar gran fatto della stima e de’ riguardi altrui ...”

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