giovedì 26 giugno 2014

La morte del vocativo

Il sito “Graffi di gesso” è nato dall'intolleranza, non quella grave (... anzi, gravissima) nei confronti degli altri, ma dall'intolleranza nei confronti dell'uso scorretto della lingua.
Non fraintendete: non mi irrita l'errore in sé e per sé , ma solo se dietro l'errore si nasconde qualcos'altro di più subdolo e antipatico, un modo di essere o di pensare che segnala un decadimento delle buone regole della comunicazione. Allora incomincio a tossicchiare.
Poiché non sono un membro dell' “Accademia della Crusca” (...e non ne avrei il titolo), la mia intolleranza, dunque, direi,  è più un'allergia; quando sento qualcosa che non mi convince, mi irrito facilmente.
Be', ultimamente, mi irrita la morte del vocativo... dal semplice “Ciao Carlo!” ( senza virgola) al “Suarez porca troia Chiellini è crudo cazzo” ( scusate i francesismi e le interiezioni).
Un tempo il vocativo per essere segnalato in modo più chiaro abbisognava dell'aulico “o”.
Oggi, però, se il vostro compagno di mensa vi si rivolgesse con un : “O Carlo, mi passi il sale?”, presumibilmente lo prendereste per i fondelli per un lustro.
Vedo che colti e semicolti, però, tendono a trascurare la virgola.
Siccome sono una testa bacata, vedo nella morte delle virgola non solo la morte del vocativo, ma di qualcos'altro.
Il vocativo richiama qualcuno all'attenzione, a stabilire una comunicazione, a mantenerla in vita.
Sì, insomma, serve per far sì che la comunicazione sia attiva, si richiama l'interlocutore all'attenzione ( la funzione fàtica, per chi si occupa di queste cose).

Semplificando, il vocativo ha questo valore: “Ehi, testa di rapa, sto parlando a te: cerca di essere attento, perché altrimenti parlo ai muri!”
La virgola dimenticata, a mio modesto avviso, segnala la caduta di interesse verso la risposta dell'interlocutore, come se la comunicazione avesse vita propria senza la presenza di un destinatario: una deriva solipsistica e narcisistica di una lingua che si disinteressa di chi ascolta e forse, tirate le somme, di quel che si intende esprimere...

arz ©

sabato 21 giugno 2014

All'asilo si sta male!

Be', piano piano, lemme lemme l'ideona è arrivata a qualcuno ( http://www.ilgiornale.it/news/interni/abolire-maturit-no-direttamente-scuola-dibattito-isotta-1030101.html) : è inutile tenere in piedi la scuola pubblica (che costa assai) , eliminare solo l'esame di maturità, come propone Vittorio Feltri, è un pannicello caldo di scarsa utilità.
Su, coraggio, noi siamo la Destra Radicale, tagliare i rami secchi non è una tragedia!
Ovviamente non è un'idea nuova e non è nemmeno un'idea solo di “destra”, tutt'altro...
Pasolini, insegnante di scuola media, proponeva l'abolizione della scuola dell'obbligo ( ma , nel contempo, proponeva di abolire la televisione!), poiché temeva che l'obbligatorietà avrebbe creato degli ignoranti “consapevoli della loro ignoranza” e anche un po' arrogantelli, Illich temeva l'asservimento della scuola alle volontà del mondo industriale.
Se da sinistra, ovviamente che abbia oggi ancora un senso l'aggettivo, in illo tempore vi era il legittimo timore che l'istruzione pubblica avrebbe imposto un'ideale “borghese”, da destra, invece, la tiritera è sempre stata molto più semplice: la scuola pubblica è un costo economicamente insostenibile e potenzialmente pericolosa poiché foriera di idee critiche rispetto al mondo così com'è. 
I conservatori sono sempre stati coerenti: insegnare alle plebi è sempre sconsigliabile e regnare sull'ignoranza è sempre più facile che combattere con le idee delle masse influenzabili da ideologie pericolose.
Addurre come argomento a favore della tesi , come fa il lettore del “Giornale”, che l'abolizione della scuola è dovuta al fatto che quast'ultima non è ormai in grado di raggiungere lo scopo per cui è nata ossia elevare culturalmente e socialmente chi è povero in cultura e in denari ( e “ciò è causa di gravissima discriminazione sociale, non potendo quelli provenienti da ceti sociali umili consentirsi la preparazione privata che un tempo non era doveroso”), è una copertina cortissima , anche se ha una sua verità dettata da un trentennio di disinvestimento nel settore, per coprire un obiettivo che è un po' più gretto: eliminare i costi di una macchina che effettivamente è fuori giri ( nelle morse contraddittorie di una società che chiede, nel contempo, un premio al merito, che prevede implicitamente esclusione, e azioni di inclusione, che prevedono attenzione anche per chi parte in svantaggio) e consuma troppo carburante.
Peccato che la proposta venga da un Paese, il nostro, che sta perdendo molti colpi a livello europeo e mondiale: abbiamo il minor numero di laureati e la fuga dall'Università è ormai drammatica.
Solo gli analfabeti sociali, e i fautori della Destra deviata ( compresa la P2, fautrice dell'abolizione del valore legale dei titoli di studio) ne sono un esempio lampante, non sanno cogliere il nesso tra ricchezza di un paese e scolarità.

Sognano, i nostalgici, il paesello con i Baroni, il Medico, il Prete e il Farmacista al Circolo a giocare a carte e a scacchi. E i contadini a sgobbare, in silenzio, nei campi e i più disperati ad emigrare con la valigia di cartone. Come si può notare senza sforzo, più che un sogno conservatore il loro è un incubo nostalgico...per gli esclusi dal club, ovviamente ;-)  arz

mercoledì 18 giugno 2014

Buonismo vs Cattivismo

In queste ore si susseguono notizie dolorosissime di cronaca nera: dal muratore, incastrato dal DNA, presumibilmente assassino di una ragazzina nel bergamasco, al maritino tutto casa e lavoro che uccide moglie e figlioletti perché si è infatuato di un'altra donna, al ragazzo appassionato di arti marziali che uccide e ferisce a caso nell'hinterland milanese e poi urla che finalmente si sente “libero” ( …. ma qualcuno non si pone mai la domandina di come sia stata utilizzato l' aggettivo “libero” in questi ultimi anni, a partire da un giornaletto che si fregia del nobilissimo attributo sulla propria testata?)
Ovviamente i protagonisti sono tutti italianissimi, anzi, più precisamente, ma non ho indagato a sufficienza, lombardissimi.
La Lega tace, ma molti suoi adepti pubblicano appelli per la giustizia di piazza.
“Lasciateli a noi che li impaliamo a dovere!”
Non c'è alcun bisogno di scandalizzarsi: i forcaioli ad oltranza sono più coerenti della parte politica che li ha sostenuti fino all'altro ieri! Erano quelli che durante le  esecuzioni di Luigi XVI e di Maria Antonietta si portavano il cestino da pic nic per godersi lo spettacolo.
Il “popolaccio” ci sarà sempre e non scomparirà mai: ama il sangue e le polpette e , suvvia, quando bisogna tagliar la testa a qualcuno non è il caso di porsi troppi problemi. Lo spettacolo è assicurato.
Il vero problema sono i loro “giustificatori politici”, quelli che dovrebbero essere i mediatori tra la faida privata e la giustizia dello Stato.
In questa occasione sono stati evanescenti, silenziosi: gli accusati non sono stranieri, sono parte del loro sangue, del loro DNA.
Ovviamente, si ricorre in questi casi al paradigma della follia: sì, sono dei nostri, ma sono folli, delirano, fanno parte della nostra etnia, ma hanno deviato dalla norma.
Noi rimaniamo “puri”, sono loro che si sono contaminati con il germe della follia ( magari indotto dalla presenza di stranieri fuorvianti, la variante moderna delle cattive compagnie).
Ritorno al tema del post. Nella logica leghista, che, come è ovvio per chi non è idiota, è una logica perversa, il male non fa parte dell'etnia: il male è una malattia e un contagio. La stirpe italiana ( per i fascisti), la stirpe lombarda ( per i Leghisti) è pura: il male ( che conduce all'omicidio, alla pedofilia, alla crudeltà) è un portato dell'altro, del diverso, dall'altro da noi.
Nel caso si manifesti nel gruppo sociale di appartenenza o è un mistero ( che sbigottisce) o è un effetto di logiche esterne, come dire?, incontrollabili.
L'accusa nei confronti di chi afferma che il male è connaturato nell'Uomo con la U maiuscola è automatica: ti sbagli , caro “buonista”, il male è solo quello degli altri e, quando tu difendi l' altro da noi, eccedi in compassione.
In realtà, a ben vedere, i “buonisti” sono loro, pronti a giustificare nel nome del mistero della natura umana o del “contagio”ogni delitto, anche il più efferato, quando colpisce la loro comunità, per poi scagliarsi, senza ritegno e senza vergogna, su un nemico esterno che è l'altro da loro.

I “cattivisti” , in realtà, sono coloro che , senza alcuno studio specifico della teodicea, sanno che il male colpisce tutti indiscriminatamente.
Un' ecologia delle parole e della mente sarebbe quanto mai necessaria, ma, si sa, su questioni di tal fatta, conta ancora più la pancia che la testa.... arz

Ahi! Intelligenti pauca...

Raccolgo e inorridisco. Spero sempre di essere smentito e di vivere in un mondo parallelo.

Senato della Repubblica

http://curiositasmundi.tumblr.com/post/89152112067/lavandagastrica-sono-dei-ragazzi-meravigliosi
http://www.senato.it/leg/17/BGT/Schede/Attsen/00029158.htm

Caserma italiana
https://www.facebook.com/photo.php?v=10202942955952957

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